Tutte le multinazionali che si rispettino hanno a libro paga almeno un mangiapane a tradimento, altrimenti definito “guru aziendale”. Sguinzagliarlo per convegni è il modo che le aziende hanno per fingere di coltivare una strategia e, soprattutto, nobili ideali che non siano esclusivamente riconducibili alle voci “costi” e “ricavi”. Le selezioni sono atroci: si va dall’inumano “unisci i punti da uno a trenta” al brutale e micidiale “colora gli spazi segnati dai puntini”. L’esame finale comporta la costruzione di un veliero con i Lego, operazione che il guru deve sapientemente portare a termine senza mangiarsi parte dei mattoncini. Per coloro tra voi che decidessero di intraprendere l’esaltante carriera da visionario della finanza futura, ecco qualche consiglio: 1) la faccia da pirla non è fondamentale, ma aiuta; 2) ripetete con faccia ispirata e sguardo assente tutte le bestialità che avete sentito nel corso della vostra carriera lavorativa, meglio se ricalcate dalle stesse intuizioni grazie alle quali, per anni, i manager che state evangelizzando sono stati sottoposti a soprusi, mobbing e lazzi da caserma; 3) immaginate l’essere più assurdo, poco raccomandabile e peggio abbigliato che un giorno possa bussare alla vostra porta per portare vostra figlia quindicenne in discoteca, e vestitevi come lui. Se avrete seguito le indicazioni sarete pronti, anche se dall’esterno sembrerete vestiti come Jovanotti ai tempi in cui cantava “1,2,3 casino”, ovvi al punto da far sembrare Alberoni originale, un filo meno virili di Maria De Filippi e capaci di capire il mercato come Virgilio De Giovanni. Sono scotti che dovrete sopportare, soprattutto quando a casa si chiederanno se non potevate drogarvi come tutti gli altri.
Il Guru Aziendale
di Gianluca Neriillustrazione di Roberto Grassilli
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