È irritante saperlo ormai a cose fatte, ma avremmo potuto risparmiarci quarantamila anni di evoluzione. Se l’obiettivo doveva essere quello di trovare a Katia Noventa un mestiere, sarebbe andato benissimo anche uno dei primi. Invece ce la ritroviamo nelle vesti di giornalista sulle pagine di Chi e il Giornale, impegnata a realizzare interviste da Pulitzer a Fidel Castro, al Dalai Lama, a Yasser Arafat. Non male per una a cui, al massimo, la vita ha concesso lo sfizio di potersi fregiare dei titoli di ex di Paolo Berlusconi, ex di Michele Cocuzza, ex valletta del Karaoke, in ordine crescente di importanza. A chi, come Claudio Sabelli Fioretti, le ha contestato di aver posto a Fidel Castro domande “elogiative, adulatorie, scarsamente critiche”, la matura starlette ha risposto «Ho fatto un’intervista soft. Non volevo entrare in polemica con lui». È vero: ha evitato un contraddittorio sulle questioni riguardanti i detenuti politici, la miseria, la mancanza di elezioni ma, perdinci, di Cuba ha potuto raccontarci di aver alloggiato nello stesso hotel scelto in passato da Schwarzenegger e Demi Moore; di essere stata inviata come madrina del sigaro Havano, e di aver potuto conoscere Fidel Castro proprio grazie ad un sigaro. Come una qualsiasi stagista di Clinton. A questo punto sono sicuro che il ritorno dei Savoia abbia un senso: l’assenza di una famiglia reale italiana induce ogni settimana giornali come Chi a cercare alternative, ragguagliandoci pedantemente sulle imprese delle fidanzate di casa Berlusconi. Questa settimana, dopo la Toffanin e la Noventa, tocca a Natalia Estrada: «Sono stata chiamata da un produttore di Hollywood». Ha detto proprio così: “chiamata”, con la emme.
Un lavoro per le ex fist sciure
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