Rassegniamoci ad essere perseguitati dall’estro dei peggiori pubblicitari in circolazione. Mentre all’estero regna l’ironia, da noi il grano è macinato in piccoli e rustici mulini bianchi; i maggiordomi riescono a trombarsi le contesse; le mestruazioni si chiamano “quei giorni”; pulcinella mangia (con calma, essendo napoletano) la mozzarella; le vicine di casa la danno al primo che incontrano; le mogli la svendono per un bicchiere di the freddo e i bambini chiedono di propria spontanea volontà più latte e meno cacao. Mai, che so, una mamma separata, un bimbo oggettivamente brutto, un papà non rasato di fresco, una figlia zoccola che torni a casa alle tre di notte accompagnata da un camionista armeno ateo, una macchina con l’adesivo “baby a bordo”, un caffè che faccia schifo, una cubana che sia un cesso. Sotto la lente dei pubblicitari diamo l’immagine di cavie da laboratorio che vanno guidate attraverso il labirinto perché trovino la strada del supermercato. E dobbiamo sembrare stupidi al punto da far sembrare naturale che ci si conceda la licenza di pronunciare “Carefree” e “Colgate” così come si scrivono invece che in inglese. Come le insalatissime RioMare, che (cito testualmente) “propongono una nuovissima vaschetta con la rivoluzionaria apertura a strappo ISY-PIL®”. Già, proprio “Isy-Pil” in vece dell’ostico “Easy peel”. Io conduco una vita di merda: non me la danno in cambio di una bevanda ghiacciata, sono un filo soprappeso perché preferisco più cacao e meno latte e, forse, un giorno mia figlia si presenterà a casa alle tre. Se non l’ammazzerò di botte sarà solo perché avrà scelto di farsi accompagnare dal camionista armeno invece che da un creativo di un’agenzia di pubblicità.
Vieni avanti, creativo!
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