Ce stanno a riprovà

Alé, ci risiamo: qualche genio della comunicazione ha deciso di far sperimentare ad un genere inesistente come la sit-com “all’italiana” l’ennesimo annunciato fallimento. Il format ispiratore ha origine a Barcellona e si intitola “Piatti sporchi“: gag, storie di amicizia e amore tra alcuni amici all’interno di un appartamento. Ovvero: gli italiani copiano gli spagnoli, che copiano “Friends“. Dal momento che nessuno li ha visti, non risulta affatto difficile dimenticare i flop dei tentativi precedenti: “Via Zanardi 33“, innanzitutto, poi “Vicini di casa“, “I cinque del quinto piano“, “Chiara e gli altri” e, non ultimo, il malsano filone dei “Ragazzi della terza C“. Questa volta, a dire degli autori, sarà diverso: le puntate saranno registrate alla presenza di un pubblico, quindi le risate risulteranno reali. Esattamente come si usa fare da sempre negli Usa e in Inghilterra. Il messaggio è chiaro: copiamo sì, ma questa volta, forse, dal compito giusto. Per “Piatti sporchi” sono stati assoldati, tra gli altri, Valerio Mastrandrea e Caterina Guzzanti. Sono giovani e vagamente apprezzati, perché sottoporli all’inevitabile gogna della cancellazione della serie? Siamo italiani: confezionare sit-com di successo è uno di quei mestieri per cui siamo portati. Ci mancano (e non avremo mai) il ritmo giusto, la capacità di costruire la battuta, studiare i personaggi, concepire l’idea di base, e le palle per sfoderare un cast di sconosciuti. Facciamo un bel bagno di realtà: non saremo mai artefici di versioni nostrane de “I Jefferson“, “Casa Keaton“, “Dream On“, “Ally Mc Beal“, “Will & Grace“, o di splendide produzioni inglesi come “The New Statesman” o “Father Ted“: a noi viene bene la pizza.

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2 Commenti

  1. In effetti…
    Non ho mai tollerato le sit-com all’italiana. Sempre di una banalita’ spaventosa e quando non banali squallide o sguaiate. Ma nemmeno in maniera trash, sempre in maniera noiosa o terra terra.
    Il perche’ non lo so, ma sospetto che se ci fosse stato un Toto’, un Sordi, un Tognazzi, un Vianello da giovani, o anche un Troisi, qualcosa di meglio sarebbe saltato fuori. Assieme a qualcuno dei grandi registi del passato, naturalmente.
    Forse l’Italia ha perso tutti i suoi contenuti.
    Questo e’ quello che succede a lavorare solo ed esclusivamente per i soldi e non per l’amore o per la sfida di fare qualcosa di valido.

  2. Beh, mi dispiace, ma stai dicendo una sciocchezza grossa come una casa.

    E chi parla non è uno sprovveduto ma uno che, di mestiere, fa proprio l’autore Cine-Televisivo.

    Il problema non è la capacità o meno dell’autore italiano di essere in grado di scrivere Sit-Com dai ritmi giusti e dalle gag giuste: siamo italiani, padroni della Commedia e creativi per antonomasia.

    Il problema attuale è il rischio che le produzioni correrebbero nell’investire in Format nuovi ed originali: nessuno se la sente di farlo.

    Così, la strada più sicura, è comprare i Format all’estero, in paesi televisivamente a noi simili, e riadattarli (Camera Cafè, p.e.).

    Quindi, per non tirare troppo alla lunga: chi sa fare la pizza faccia la pizza, chi sa scrivere Sit-Com scriva Sit-Com, gli altri facciano il proprio mestiere senza sparare a zero su categorie professionali di cui, evidentemente, ignorano le capacità e le difficoltà operative.

    Con rispetto.

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