È di scena la “Now generation”

I nostri news-magazine, un po’ come i vescovi statunitensi, adorano i giovani. Non si spiegherebbe altrimenti l’ostinazione morbosa nello sbattere in copertina, un mese sì e un mese no, una nuova, sensazionale ricerca sulle abitudini di pre e post adolescenti. L’ultima è andata in stampa questa settimana con l’Espresso, supportata dalla canonica definizione di turno (“Now generation”) a corredo dell’immagine di una diciottenne con due birillini da biliardo per capezzoli. Erano necessari lo Iard, il suo quinto rapporto sulla condizione giovanile, e 150 rilevatori su un campione rappresentativo di 3000 intervistati per arrivare alle seguenti inaspettate conclusioni: “I giovani italiani mostrano un’identità territoriale imperniata sulla dimensione urbana e municipale, riassunta dalla cornice nazionale, proiettata in senso cosmopolita e, soprattutto, in chiave europea”. Traduco io in italiano: “Inaspettatamente, il giovane d’oggi capisce la differenza tra città, province, regioni, nazioni e continenti. Inoltre, malgrado tutte quelle pasticche di Extasy, si dimostra conscio di vivere sul pianeta Terra”. Alessandro Cavalli, sociologo presso l’Università di Pavia e direttore della rivista il Mulino, azzarda una lettura dei risultati ancora più ardita: “A sinistra si sente ancora il richiamo dell’impegno sociale, mentre i giovani che si identificano con posizioni di destra sentono molto più forte il richiamo del privato”. Un esperto si scomoda per rivelarci che, contro ogni previsione, i giovani di sinistra pensano cose di sinistra e che, sconcerto e stupore, quelli di destra hanno idee di destra. Per quanto esauriente, il rapporto lascia irrisolti alcuni interrogativi. Ad esempio: dove cazzo ero io quando regalavano lauree ad honoris causa in sociologia nei pacchetti di Fonzies?

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