Devo confessare che in determinate occasioni provo un’infinita tenerezza per Silvio Berlusconi. È più forte di me: non so se c’è o ci fa, ma non riesco a non rimanere coinvolto nel dramma di una persona che è sempre inconsapevolmente fuori contesto, ovunque la metti. Esiste in tutte le compagnie un elemento tollerato, perennemente sopra le righe, che ti tocca il braccio mentre ti parla, che interviene con battute idiote e se le ride; un “Filini” con la vocazione all’organizzazione e all’ossessiva ricerca di approvazione. Ho letto la cronaca dell’incontro tra capi di stato a Pratica di Mare: “Berlusconi chiama per nome Tony, Vladimir e Georgedabliu: fa una battuta e Bush ride, si china verso Blair, ride anche lui… Berlusconi dà a Bush una pacca e l’altro gliela rende, mettono in mezzo Putin, che oppone una lieve russa resistenza… Il tedesco Schroeder sta rigido, scansa un cazzotto di Berlusconi sulla spalla… Berlusconi chiama Robertson mister Robinson, come la canzone, e questo ride. Berlusconi racconta della nascita di «Romolo e Remolo», poi dà un pugno sul braccio al lussemburghese Juncker, tutti ridono. Alla firma Berlusconi fa partire l’applauso che da solo non sarebbe venuto. Poi fa abbracciare Georgedabliu e Vladimir”. Tutto bene, insomma, a parte i lividi sulle braccia di tutti i capi di stato, dovuti ai cazzotti e alle pacche di Berlusconi. Che poi io me lo vedo uno come Schroeder pensare: «Se questo nano mi tocca ancora una volta lo alzo di 20 centimetri con montante sotto il mento». Mancava solo che il Cavaliere, come ai bei tempi, cantasse Aznavour accompagnato al piano da Confalonieri. Peccato averlo fatto Presidente del Consiglio: avrebbe potuto dare il meglio di sé come animatore della Costa Crociere.
Carriera di un commesso viaggiatore
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