Forse perché meno nazionalisti dei francesi, pur avendo nella manica assi come Berlusconi, Bossi e i Carabinieri, noi italiani siamo stati avventati nel ritenerci per eccellenza la barzelletta d’Europa. I cugini d’oltralpe questa volta sono stati più lungimiranti, scegliendo con cura l’uomo che si sarebbe rivelato determinante per soffiarci il posto sul podio: Jean-Marie Le Pen. Le dichiarazioni del leader del Front National sono state infatti decisive ai fini della vittoria: «Non si può dire che il partito nazista fosse un partito di estrema destra, né il partito fascista. Il fascismo e il nazismo sono figli della Rivoluzione francese, dei movimenti di sinistra, innanzitutto socialisti». Si perde quando non si valorizzano le risorse a disposizione; entrambi, infatti, avevamo in dotazione un vecchio riconglionito: i francesi sono riusciti a fare arrivare il proprio a destabilizzare le urne, noi abbiamo mandato il nostro da Costanzo a bere le urine. Rispondendo al vescovo De Berranger, che nei giorni scorsi l’aveva accusato di xenofobia, Le Pen ha affermato: «Sul problema immigrazione sono d’accordo con il Papa». Dal canto suo, preso atto troppo tardi dell’esistenza di Le Pen, Giovanni Paolo II sta considerando la possibilità di rivedere le proprie posizioni su aborto e uso del preservativo. In effetti, non si può non evidenziare quanto il destino si sia rivelato beffardo nei confronti di Jean-Marie Le Pen, costringendolo a vivere 73 anni vestendo panni da squallido razzista, quando avrebbe potuto da subito chiudere la carriera in gloria rivelandosi un ottimo pompino. Le Pen, infine, si è autodefinito “l’ultimo socialista rimasto in Francia”; l’ultimo che rimaneva a noi è stato confinato ad Hammamet per molto meno.
Ci sono un italiano e un francese…
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