Sarà stato un caso, ma proprio nel momento in cui la Francia si è scoperta un 15% più a destra di quanto immaginasse, stavo rileggendo “Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana”. In particolare, le ultime parole di un padre che immagino augurasse alla figlia di non dover essere testimone di giorni come questi. Io, stasera, non sono in grado di descrivere cosa vuol dire essere di sinistra (o anche semplicemente diversi da chi ha votato Le Pen) con parole migliori delle sue: «Cara Gisella, quando leggerai queste righe il tuo papà non sarà più. Il tuo papà che ti ha tanto amata malgrado i suoi bruschi modi e la sua grossa voce che in verità non ti ha mai spaventata. Il tuo papa è stato condannato a morte per le sue idee di Giustizia e di Eguaglianza. Per me la vita è finita, per te incomincia, la vita vale di essere vissuta quando si ha un ideale, quando si vive onestamente, quando si ha l’ambizione di essere non solo utili a se stessi ma a tutta l’Umanità. Un giorno sarai sposa e mamma, allora ricordati delle raccomandazioni di tuo papà e soprattutto dell’esempio di tua mamma. Studia non solo per il tuo avvenire ma per essere anche più utile nella società, se un giorno i mezzi non permetteranno di continuare gli studi e dovrai cercarti un lavoro, ricordati che si può studiare ancora ed arrivare ai sommi gradi della cultura pur lavorando. Mentre ti scrivo ti vedo solo nell’aspetto migliore, non vedo i tuoi difetti ma solo le tue qualità perché ti amo tanto: ma non ingannarti perché anche tu hai i tuoi difetti come tutte le bambine (ed anche i grandi), ma saprai fare in modo di divenire sempre migliore, ed è questo il modo migliore di onorare la memoria del tuo papà. Tu sei giovane, devi vivere e crescere e se è bene che pensi sovente al tuo papà, devi pensarci senza lasciarti sopraffare dal dolore, sei piccola, devi svagarti e divertirti come lo vuole la tua età e non solo piangere. Il tuo papà».
Essere “di sinistra”
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