With God in our side

Ariel Sharon è ben consapevole del fatto che “ne uccide più la penna che la spada”. Capisce quindi le ragioni per cui Oriana Fallaci abbia scelto la prima per sparare ad alzo zero sui musulmani, ma ha dimostrato di preferire metodi alternativi: «Sia la penna che la spada – ha infatti dichiarato il premier israeliano – alla mitragliatrice Uzi da 220 colpi gli fanno una sega». Il sentore di un rinculo di antisemitismo ha messo in allarme il direttore de La Stampa Marcello Sorgi, che ha biasimato Forattini per una vignetta finalmente politicamente scorretta; e Lamberto Sposini, che si è chiesto «Sono fascista se condanno i kamikaze?». I paragoni “ebrei=nazisti” e “palestinesi=terroristi” hanno scandalizzato molti, ma è pur vero che i carri armati a Betlemme e i kamikaze nei bar di Haifa scostano i termini della discussione dal problema religioso e li riconducono ad una questione di razza. Ecco: è “razza”, invece, la parola il cui ritorno deve fare paura, il termine che, rivestito di paramenti sacri, sta ispirando milioni di inetti, in ogni angolo del mondo, a bombardare, lapidare e squartare nel nome di uno dei tanti nomi che hanno dato a Dio, o a difesa di una delle svariate cazzate di cui lo ritengono autore: i venerdì di magro, il Ramadan, il riposo del sabato, le quaresime, gli ex-voto, le reliquie, i copricapo di papi e rabbini e le cantilene dei muezzin. Se Dio esiste, non ha mai diretto i cingoli di un carro armato, non si è mai fatto saltare in aria in un ristorante, né ha mai armato una mano anche solo di una pietra. Allo stesso modo non ha mai ispirato i fanatici che invece l’han fatto, i primi a scandalizzarsi per una bestemmia, eppure gli unici a ritenerlo tanto porco da poterli giustificare.

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