Sono trascorsi due giorni da lunedì, e abbiamo inavvertitamente omesso di commentare, come nostro solito, la rubrica settimanale “Pubblico & Privato” del Corriere della Sera, attraverso la quale il sociologo Francesco Alberoni ci rende partecipi delle proprie piccole e grandi delusioni della vita quotidiana. In sostanza: occupa uno spazio che meriterebbe una penna più acuta per raccontarci i cazzi suoi. Per questa volta evitiamo di trarne citazioni. Un po’ perché vi vogliamo bene, e un po’ perché stavolta è sufficiente riportare il titolo: “Basta il saluto del portiere per capire se un’azienda va bene”. Traduzione per la consueta rubrica-salvaspazio “Dillo con parole tue” (tre righe al massimo) che da settimane proponiamo al quotidiano di via Solferino: “La filippina non era in servizio e dovevo spedire un pacco: all’ufficio postale il cretino allo sportello non mi ha riconosciuto”. Credeteci: non miriamo un bersaglio facile per pura cattiveria; ci è bastato fare due calcoli spicci. 1) il Corriere dichiara ogni lunedì una tiratura di circa 750 mila copie; 2) ritagliando 750 mila articoli di Alberoni otterremmo una tonnellata di carta; 3) per ricavare una tonnellata di carta occorre abbattere 3 alberi (scelti tra pini, abeti, larici e pioppi) alti almeno 20 metri, e ben 500.000 litri d’acqua. Risultato: l’autoreferenziale rubrica del sociologo sottrae ogni anno 26 milioni di litri d’acqua a chi ha sete, e una foresta composta da 156 maestosi tronchi a madre natura. E tutto questo accade malgrado di alberoni da abbattere ce ne sarebbe, in fondo, soltanto uno.
Save the trees
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