Tutti a Guantanamo

La corte che sta processando il talebano Johnny sulla base di una decina di capi d’imputazione (tra cui spicca la “cospirazione per uccidere propri connazionali”, mentre manca l’unica accusa che sarebbe veramente motivata dai fatti: demenza) ha reso pubbliche le prove che inchioderebbero il traditore: le lettere a papà e mammà in cui, a seguito dell’elezione di Bush, afferma: «Sono contento che quello sia il vostro presidente e non il mio». Mezza Europa diventa a questo punto papabile per una confortevole tutina arancione nella base di Guantanamo. Nel frattempo, la Casa Bianca ha mostrato orgogliosa le immagini dei prigionieri immobilizzati e trasportati dai Marines a bordo di barelle a rotelle. «Incrementa il senso di inferiorità e sottomissione». Un messaggio il cui valore purtroppo sfugge a determinate categorie sociali. I disabili, per dirne una.

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