Inutile: il Sanremo della Carrà, in quanto ad ascolti, stenta a decollare, battuto persino dall’edizione presentata dai quattro “figli di papà” Tognazzi, Celentano, Quinn e Dominguin nel 1989. Maurizio Beretta, direttore di Raiuno, tenta di sdrammatizzare attraverso le solite formule: “Siamo contenti lo stesso: un italiano su due ha scelto Sanremo, e consideriamo che Canale 5 sta proponendo una programmazione di tutto rispetto”. In effetti tanto interesse nelle strisce del monoscopio trasmesso dall’ammiraglia Mediaset non era mai stato riscontrato. Desta ancora polemiche la regia di Sergio Japino che, alternativamente, raccoglie consensi e desta perplessità. C’è chi la paragona (come Morgan Castoldi) al David Linch di “Blue Velvet”, e chi al James Cameron di “Titanic”. In effetti alcune sequenze sembrano girate sul ponte del transatlantico, mentre ondeggia pochi istanti prima di affondare. Japino è stato anche aspramente criticato da Francesco Grillini per non avere inquadrato, durante l’esibizione di Eminem, il cartello di protesta dell’ArciGay: “Hanno tentato in tutti i modi di impedire l’accesso dei gay a Sanremo, mentre invece Papi è libero di scorazzare tra le poltrone dell’Ariston: è un controsenso”.
Speciale Sanremo /3 – La concorrenza del monoscopio
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