Alle 3:36 ero sveglio. Per chi mi conosce non sarà una novità. Ero sveglio e mi sono accorto che c’era stato un terremoto per caso, grazie a Twitter. Alle 3:42 esatte l’hashtag #terremoto era già primo tra i trending topic. Vuol dire che, a dispetto di quanti ne hanno celebrato anticipatamente la morte, Twitter è sano, vivo, reattivo e lotta più che mai assieme a noi.
Insomma, noto l’hashtag e parte un brivido sulla schiena, perché poco prima non c’era, e il fatto che invece fosse arrivato al primo posto in pochi minuti significava che aveva svegliato parecchie persone, quindi che era stato bello forte e, quindi, che era stato potenzialmente catastrofico per qualcuno. Questo penso, in pochi secondi, perché mi fido di Twitter e perché so come funziona. E infatti clicco sull’hashtag #terremoto e i tweet che manifestano preoccupazione sulla durata e sull’intensità si susseguono rendendo il flusso velocissimo e praticamente illeggibile: c’è chi l’ha sentito da molto lontano; chi ricorda che ai tempi dell’Aquila a Roma si sentì in modo molto simile; chi chiede dove sia l’epicentro; ci sono i soliti idioti che parlano di complotto e strane coincidenze con il terremoto a Pompei; ci sono quelli che rimarcano la quasi coincidenza di orario – come se alle coincidenze bastasse il “quasi” – con il terremoto a l’Aquila; ci sono quelli che sentono di dover dare la propria opinione anche se non interessa a nessuno (credetemi: letteralmente a nessuno; io non capisco che cosa – di fronte a una tragedia – vi porti a credere che il vostro parere sia in qualche modo rilevante, necessario, e debba avere in qualche modo la precedenza sulle notizie utili a chi è in difficoltà, o anche solamente occupare il medesimo spazio). E poi c’è chi si domanda perché nessuno (ma proprio nessuno, letteralmente) twitti dalle zone colpite. Già.
La prima testimonianza che arriva è quella del sindaco di Amatrice che, interpellato al telefono, dice ai microfoni di Radio 1 con la voce spezzata che non vede più gran parte del suo paese.
La radio, insomma (e vorrei anche aggiungere: una radio della Rai, cioè del servizio pubblico che fa il suo mestiere), è la prima a verificare la notizia e a trovare una fonte affidabile dal luogo del disastro.
Fino a quel momento la tv ancora tace. Le sette generaliste, mute, proseguono con l’inutilissima programmazione notturna, e tra le “all news” la prima a svegliarsi – comunque in ritardo – sarà RaiNews, con una diretta chiaramente improvvisata. Perché si svegli SkyTG24, che si era limitata a dare la notizia in un sottopancia, servirà più o meno un’altra mezz’ora. In questo lasso di tempo hanno già dato la notizia CNN, BBC, NBC e perfino Fox News, e i redattori di tutte le testate anglofone si sono trasferiti su Twitter per fare due cose: cercare testimoni dell’evento con informazioni o immagini di prima mano e chiedere l’esplicita autorizzazione per poterle utilizzare. La fan-ta-scien-za, per noi.
Io mi scuso del fatto che l’occasione per farlo sia data da un evento catastrofico e tragico per parecchie persone, cui sono vicino e di cui capisco la paura (pensate: quando non ci sentiamo sicuri di qualcosa immaginiamo la nostra casa come il luogo sicuro per eccellenza; diciamo “mi chiudo in casa” contro i ladri, il male, il mondo cattivo là fuori, e invece il terremoto abbatte questa nostra unica certezza: che la casa e le mura e il tetto che abbiamo sulla testa siano in grado di proteggerci, che la casa sia il posto in cui non avere paura) però non posso fare a meno di analizzare la situazione dal punto di vista che mi compete e di cui so qualcosa, che è quello dell’informazione. E lo faccio – sia chiaro – perché sono inorridito dal fatto che ancora un’ora dopo la tragedia il principale quotidiano italiano, il Corriere della sera, ignorasse quanto era accaduto. Repubblica (*) è quella che si sveglia prima, anche se inizialmente lo fa con una “ultim’ora”, uno strillo privo di dettagli.
Al che penso: metti che ti è crollata la casa (ma metti anche solo che l’hai abbandonata per scendere in strada e metterti al sicuro), a chi ti rivolgi per avere informazioni su quello che sta succedendo quando non puoi più accendere il televisore? Penso: uso il cellulare – che è molto più probabile mi sia portato dietro – e vado su corriere.it perché mi fido. E sbaglio. Perché invece dovrei aprire Twitter o trovare il modo di ascoltare Radio 1. Perché quello che non so in quel momento – e non è un bel momento: sono sconvolto; molto preoccupato per me e per i miei cari; non so che cosa stia succedendo intorno a me e non vedo ancora arrivare i soccorsi – è che il Corriere se ne fotte di dirmi che cosa è successo fino a che non è più o meno ora di colazione.
Ora: io non so perché lo facciano e perché non prendano una persona (ce ne sono di parecchio qualificate e senza lavoro che ammazzerebbero pur di avere quest’incombenza) e la mettano a monitorare tutto ciò che succede la notte sugli altri organi di informazione e soprattutto sui social network. E’ probabile che l’abbiano fatto (perché, da quello che so io, finalmente l’hanno fatto), e che qualcosa ieri notte non abbia funzionato in entrambe le testate, perché sappiamo bene che il caso si diverte a creare situazioni poco credibili. Ma c’è anche il caso, purtroppo più credibile e probabile, che i componenti di questo “avamposto notturno” esistano, siano regolarmente al lavoro dietro agli schermi, ma non abbiano il permesso di aggiornare il giornale se non per interposta persona. E per “interposta persona” intendo un giornalista, uno sindacalmente autorizzato a farlo.
Se fosse questo il caso, cari giornalisti professionisti, dotati di tesserino dell’ordine e sindacalmente legittimati, voi ancora non lo sapete ma avete già adesso una risposta alla domanda che inevitabilmente dovrete porvi di qui a qualche anno: “Perché il lavoro che facevo non esiste più?”.
Ve lo spiego perché non esisterà più. E, no, non sarà per colpa di Twitter, non sarà per colpa di BuzzFeed, non sarà la retorica internettiana dell’“arriverà l’inverno per tutta la stampa di carta” a ucciderlo: non esisterà più -semplicemente – perché eventi come quello di ieri notte erodono poco a poco quel che resta della vostra credibilità. Ieri notte un altro pezzettino di paese che riponeva la propria fiducia nelle testate italiane più autorevoli si è sentito tradito: si fidava di voi, gli servivate, e voi non c’eravate.
(*) UPDATE (ore 17:46 del 25\8\2016): Perché un post come questo non poteva avere un update. Soprattutto quando è giusto che ci sia. Sollecitato da Massimo Razzi (Direttore di Kataweb e responsabile del desk), Mario De Santis e Alessio Balbi, che hanno sostenuto che Repubblica fosse stata online con il primo strillo sin dalle 3:46, la correttezza mi impone di riportare le loro posizioni, che peraltro mi sembrano ben supportate da fatti verificabili (Balbi ha inviato qui gli screenshot alle 3:46 e alle 3:53 della homepage del giornale, io prendo atto, ma ribadisco che si tratta di strilli, non linkati a un articolo di approfondimento, che però Balbi sostiene essere stato pubblicato alle 3:51: secondo me il problema è che non era linkato dalla homepage, ma potrei sbagliarmi) e di modificare il post affinché rispecchi questi dati. Conoscendoli, sono molto portato a credergli e pensare che, per quanto riguarda Repubblica, possa essersi trattato di un errore mio nel riportare un ritardo che, a quanto pare, non c’e’ stato o c’è stato solo in parte.
Capisco e in parte condivido. Però nel tuo ragionamento ti perdi interi pezzi di giornalismo. La testata per cui lavoro, l’agenzia di stampa Ansa, era aperta, aggiornava, dava notizie in tempo reale, e ha fatto il possibile pur con i tempi di reazione rallentati dalla notte di reagire ed essere tempestiva. E tieni conto, per ovvie ragioni di business, che noi sul sito non possiamo mettere tutto quello che scriviamo sennò i nostri clienti non ci pagherebbero più. Capisco che Repubblica e Corriere sono importanti, ma da lì a dire che senza di loro la stampa è morta…
Nell’azienda dove lavoro abbiamo sistemi che servono appunto a raccogliere informazioni in tempo reale, alcune testate nazionali li usano :) Purtroppo la descrizione è solo in inglese e in spagnolo. Chissà se in Italia c’è qualcosa di simile…
http://sngular.team/en/-/cases/telefonica
Secondo te la credibilità della stampa dipende dalla reattività?
Secondo me dalla capacità di verifica.
Per anni ho giocato quel gioco da caposervizio di uno dei canali all news più reattivo e non sono d’accordo con te.
Il numero due di al jazeera mi ricordò perché la stampa non è morta affatto: per gli aggiornamenti in tempo reale puoi andare su Twitter, ma per capire cosa è successo e sapere che ciò che leggi è vero, devi aspettare che la stampa seria abbia potuto verificare e “convalidare” la notizia.
La stampa seria non è quella che arriva prima
Mattia, scusami, forse non sono riuscito a raccontarlo bene, o forse è solo il titolo del post che è troppo pomposo, ma voleva solo essere una citazione da American Pie. Non voglio assolutamente dire che ieri notte non si sia fatto giornalismo corretto in Italia. Anzi. Ho citato perfino io alcuni esempi. Sono anche contento che la maggiore agenzia italiana fosse attiva in quei momenti. Ma il punto è proprio questo, vedi? Io riconosco all’agenzia Ansa una incredibile autorità. Mi sarei alquanto stupito se non foste stati reattivi. Allo stesso modo mi spiace solo che quelle due particolari testate – a cui io sono in qualche modo affezionato – abbiano scelto che non fosse importante esserci, per motivi che francamente non capisco e, se capisco, non condivido.
Eduardo, scusa, ma ad esempio Radio 1, ieri notte, è stata reattiva e ha verificato la fonte. È possibile fare entrambe le cose. Non si tratta di battere Twitter. Si tratta di essere svegli quando le cose succedono. E poi prendersi il giusto tempo per raccontare le cose nel migliore dei modi.
E aggiungo anche, Edoardo, che anche CNN, BBC, NBC si sono prese il tempo per convalidare la notizia. E pur non essendo nemmeno lontanamente vicine al luogo della tragedia sono riuscite a dare la notizia prima dei due maggiori quotidiani locali e delle locali televisioni “all news”. Questo senza arrivare prima di Twitter e senza nemmeno avere alcuna intenzione di batterlo.
Purtroppo hai ragione.
Purtroppo.
A dover di cronaca ansa.it è arrivata sulla notizia dopo Rai news ero collegata con tutto perché avevo i miei nella nostra casa a norcia e nel frattempo stavo muorendo dentro! Ovviamente pensavo di rivolgermi ad ansa,ma solo a guardare il sito mi saliva l’ansia perché non dicevano assolutamente nulla per i primi 20 minuti poi ho visto Rai news e alla fine sono riuscita a parlare con i miei …per fortuna
Sulla verifica della fonte è più facile di quanto si creda per i colossi che hai citato. Bastano i fondi (giusti, niente di impossibile) e l’organizzazione, vedi ANSA.
Non trovo tu abbia ragione. Non è al corriere o a repubblica che si richiede questo ruolo. O meglio io non attribuisco a loro questo ruolo ma a Social, agenzie di stampa. Poi tv e radio. Sono quotidiani e a loro non chiedo di avvisarmi in tempo reale. Neanche sulle loro pagine online. A loro chiedo di raccontare e informare in maniera più dettagliata, dopo. Ruolo che, al contrario, non mi aspetto da Twitter.
Ma veramente io dalle marche a san ginesio alle 4 sono uscito dalla casa dove ero ospite. E ho visto subito che repubblica aveva dato la notizia e condivisa su facebook. Quelli del corriere arrivati tardi di sicuro
Mi spiace Gianluca,ma anche io non sono d’accordo con te. Ad ognuno il suo ruolo: non si può pretendere e chiedere alla stampa che hai citato tu di arrivare prima o in contemporanea con i social o le agenzie di stampa. La stampa non sta morendo, è certamente meno rilevante rispetto al passato, ma solo perché ha cambiato scopo. Non leggiamo più i giornali per sapere cosa è successo nel mondo, ma perché è successo. Tu citi corriere e repubblica e fai di tutta l’erba un fascio. Si fa presto a raccogliere visite sul proprio sito con un titolo pomposo. Ma facevi prima a scrivere: “clicca qui se vuoi leggere un articolo contro corriere e repubblica”. La stampa è un mondo più vasto fatto anche per esempio dalla cronaca locale. Su quei giornali trovi notizie che su nessun social network leggi e che sono fondamentali per la comunità.
io non mi sento tradito dalla stampa, so che a seconda di quello che sto cercando, devo capire dove cercarlo.
Le tv americane – e i loro siti – all’ora del terremoto erano in orario serale di punta.
Grazie per il suo articolo, molto ben scritto e condivisibile. Aggiungo che fino a circa l’ora di pranzo nessun giornale o agenzia di stampa online italiana aveva pubblicato un numero verde che funzionasse dall’estero. (i numeri 800… funzionano solo se chi chiama è in Italia). Grazie a twitter mi è stato comunicato: lo aveva pubblicato il Guardian in home page.
L’uomo ha Cuore e Cervello e ADESSO è il momento in cui questi 2 organi devono cambiare ritmo.
Chiedetelo agli editori non solo ai giornalisti
Grazie per l’articolo. Da voce ad una inquietudine crescente riguardo al modo di fare informazione in questo paese. Intanto non riesco a capire perché le pagine online dei maggiori quotidiani italiani debbano essere di una qualità tanto inferiore rispetto al cartaceo. Il Corriere.it, ad esempio, certi giorni sembra somigliare in modo inquietante a Novella 2000. Hanno ritardato in modo incomprensibile e la forma con cui venivano date tali informazioni mi ha lasciata basita. Non posso accettare che Repubblica, a qualche ora dal sisma, quando ancora le persone coinvolte stavano cercando di capire quale tragedia gli fosse toccata in sorte, pubblichi una fotogallery dal titolo: “Il dolore sui volti”. Una cosa del genere è “comprensibile” che accada in una trasmissione di Barbara D’Urso, non sulla pagina online di un quotidiano che si presenta come baluardo di cultura nel nostro paese.
Concordo pienamente! Analisi davvero lucidissima e condivisibile al 100%!! Ieri notte io ero sveglio e appena ricevuto notifica dalla app dell’INGV ho subito acceso la tv e cercato notizie. Solo Rai News 24!!! Sky zero e TGCOM24…. vabbè penso che non sia nemmeno più da considerarlo nemmeno come canale all news….
Io ti posso dire che nel mio piccolo con un sito di informazione d’emergenza curato da volontari della protezione civile abbiamo dato la prima news alle 4:13 sulla pagina facebook e poi via via aggiornamenti sul sito. Ti dico che c’era una grandissima richiesta d’informazione che mancava! Siamo arrivati a registrare oltre 5000 contemporanei dovendo subito aumentare la potenza dei server poi…. una volta arrivati i grandi editori che hanno riempito il newsfeed di FB ci siamo ritirati nel nostro piccolo…
Questo per dirti cosa… che in Italia gli editori non sanno fare un servizio ALL NEWS o meglio.. con mia somma sorpresa sembra lo sappia fare solo la Rai poi viene Sky e direi che Mediaset potrebbe tranquillamente liberare LCN 51 per qualcuno che voglia davvero lavorare in modo serio e non volendo giocare a fare CNN de noaltri….
Bell’articolo. Io sono un giornalista professionista ma non sono mai stato “contrattualizzato”. So da tempo perché il mio lavoro non conta più. Perché i giornali ormai sono governati da persone che di giornalismo ne capiscono poco, che non si aggiornano, che sono messi lì solo per far piacere, e piacere, ai potenti. Anche quei pochi rimasti seri nelle redazioni non combattono più perché hanno deciso che non serve e tirano avanti fino alla pensione. Può darsi che quei redattori, quella notte, dormissero, o guardassero altrove. Una domanda, ma le agenzie non le leggono?
post molto interessante; in sostanza si evince che in un paese coerente anche e soprattutto la stampa debba esclusivamente competere in un regime di libero mercato: essere editori con i soldi dei contribuenti è immorale, scorretto e , ai nostri giorni, totalmente antiquato
Ecco io sono andata su twitter, subito. Nelle redazioni, ci sono le gerarchie, non faccio fatica a crederci, le stesse consentono di far avanzare o meno le carriere. Il risultato è questo.
E se ne accorge adesso??? era successo esattamente lo stesso anni fa col terremoto in Emilia.
Da insider te lo dico io perché non c’è una persona a monitorare la notte: perché costa molto, il doppio. E non ci sono più i soldi per farlo. Perché aggiudicandosi il primato negativo europeo di lettura di quotidiani, riviste e libri, preferendo Candy Crush, gli italiani hanno impoverito l’editoria. Le testate, anche ottime (vedi A e Xl di Repubblica) cadono come mosche, i licenziamenti fioccano, i compensi di ottimi giornalisti scendono ogni anno, la pubblicità cala e ovunque imperano la solidarietà e la cassa integrazione. Figuriamoci se si può piazzare un paio di persone a monitorare la notte. Non cercate altre motivazioni filosofiche: banalmente, è solo questo.
ma quanti anni hai ?
12 ?
la stampa è morta da prima della nascita di Gutemberg
le notizie sono tutte manipolate e a volte completamente false…
e ti scandalizzi per sta cosuccia…
ma dai svegliati !!!
La cosa che mi fa sorridere è che provo una sensazione di fastidio e frustazione che conosco molto bene e vivo tutti i giorni lavorando nel mondo delle tecnologie dell’informazione. Nel mio paese vige uno strano fenomeno, che stento a comprendere, di estrema lentazza o totale incapacità nell’affrontare i cambiamenti culturali. Dico questo perchè non avete idea di quanto sia umiliante lavorare e creare nuove tecnologie e metodologie dell’informazione e vedere che nessuno, nemmeno dentro l’azienda stessa per cui lavoro, ha chiare le implicazioni del cambiamento e la visione giusta per adottare, fare proprie o semplicemente innestare nel giusto contesto socio-culturale. Io che produco tecnologia social, digital e quant’altro devo ancora stampare pile di carta per consegnare il lavoro fatto alla pubblica amministrazione (il mio cliente) e sapete perchè? “Perchè la carta fa effetto, da l’idea di un grosso lavoro che fa volume e dimostra che ci hai lavorato tanto; una file su cloud o su una banale chiavetta è meno d’impatto e poi che noia cercare uno che sappia come aprire il file in una pubblica amministrazione centrale italiana”.Questo è solo un esempio dei mille comportamenti di resistenza a qualunque forma di cambiamento che vedo tutti i giorni. Per una testata è più semplice mantenere il “modus operandi” tradizionale e integrarlo con le nuove “manie social”, è troppo complicato anche solo pensare che forse, come fanno altri competitor internazionali, sarebbe opportuno rimettersi in discussione.
Scusate io non sono una giornalista ma quello che scrivi non è vero.
Ero nel mio letto a Giulianova quando c’è stata la scossa di terremoto e dopo che il tremore è terminato ho cercato su internet cosa era successo.
L’unico giornale che ha parlato di terremoto con epicentro a Perugia è stato repubblica.It dopo pochi minuti ha corretto la testata dicendo che l’epicentro era amatrice.
Non mi riconosco quindi in quello che hai scritto e poi l’importante é che le forze dell’ordine abbiano avuto la notizia immediatamente che la gente l’abbia avuta con qualche minuto di ritardo poco importa.
Mi dispiace ma non sono d’accordo.
Innanzitutto parliamo dei servizi dei network internazionali: Vivo in UK, la BBC sara’ stata anche reattiva, ma la poverta’ dell’informazione e l’approssimazione con cui sono state date le notizie e’ stata duramente criticata da parte della comunita’ italiana che ho modo di frequentare. Io tuttavia non sono d’accordo neanche con questo atteggiamento di estrema critica, quando succedono eventi del genere non si puo’ pretendere che i media e i mezzi di informazione svolgano il lavoro che solo lo Stato puo’ fare: I vari siti di competenza, i telegiornali e le radio di stato devono occuparsi di instaurare un flusso di informazione di emergenza.
Quindi la tua riflessione sul giornalismo la trovo fuori luogo: ora puoi leggerti i servizi su Corriere e Repubblica, perche’ hanno avuto modo di coprire un evento drammatico e svolgere un lavoro che non si puo’ fare a mezzora dall’accaduto. Ora non credo seguirai i tweet o i commenti su facebook, ma leggerai gli articoli di giornale. Ooops. La stampa e’ risorta.
Caro Luca, mi spiace, ma almeno per quanto riguarda noi di Repubblica.it, hai “toppato”. Il primo flash (dopo aver controllato e capito di cosa si trattava), l’abbiamo dato alle 3 e 44′ seguito a ruota da un primo titolo (che parlava di un sisma del 6,4 vicino a Perugia poi corretto in sesto grado e Rieti) e da un pezzo che via via precisava e aggiungeva particolari. Alle 4 e 30′ avevamo già aperto una diretta “scribble live” con foto e twitter da Amatrice e dintorni che aggiungevano particolari e cominciavano a dare la dimensione del disastro. Nel frattempo erano già partiti almeno quattro inviati (Custodero e Tonacci da Roma, Meletti da Bologna e Bocci da Firenze) oltre a un videomaker da Firenze e tre cameraman Agf da Roma che, nel tempo ragionevole di un’ora/un’ora e mezza sono arrivati in loco e hanno cominciato a trasmettere notizie (testi, audio e video) per il web. Alle 5,30/6 (quando gli italiani che non erano stati svegliati dalla scossa, ossia la maggioranza, hanno cominciato ad aprire gli occhi) sulle nostre pagine c’era tutto il materiale a quell’ora ragionevolmente possibile. Intorno alle 7 e 15 siamo partiti con una diretta web dal nostro studio di Roma che ha raccontato le prime ore della tragedia con dovizia di immagini (quelle che c’erano a quell’ora) e particolari perché i nostri inviati (pur essendo giornalisti “tradizionali” della carta) sanno usare i nuovi media e hanno mandato brevi filmati fatti con i telefonini e avviato diversi Fb Live.
Insomma, onestamente, non riesco a capire quale pagina di Repubblica.it hai guardato ieri notte e ieri mattina. E, magari, potresti stare più attento prima di scrivere cose false facendo confusione tra le maggiori testate italiane: qualcun altro è arrivato in ritardo, non Repubblica.it
Quanto alla faccenda della notte, perdonami, ma qui siamo al ridicolo. Noi facciamo la notte (quindi il sito lavora H24) da diversi anni (almeno sei) e la fanno giornalisti regolarmente “tesserati” dall’Ordine. Per la cronaca, ieri c’era di turno Claudio Gerino che ha il ruolo di vicecaporedattore: tutti quelli che fanno la notte a Repubblica.it sono almeno vicecaposervizio. La tua insinuazione sul fatto che chi era “dietro il computer” non poteva decidere e intervenire per mancanza di “titolarità” e del tutto infondata. Se tu avessi mai fatto parte di una redazione online (perché un giorno o l’altro non vieni a trovarci così vedi come funziona ed eviti di scrivere gravi imprecisioni?) sapresti che c’è una cosa che su internet abbiamo sempre evitato: la troppa gerarchia nelle decisioni. E questo proprio perché non bisogna mettere pressione “gerarchica” su chi lavora in quel momento. Chi è alla home (sia caporedattore o vicecaposervizio) vede, capisce, decide, scrive e pubblica. Se sbaglia, corregge e se ne riparla dopo. Se uno dovesse aspettare di passare attraverso chissà quali catene gerarchiche, l’informazione sul web non esisterebbe da più tempo di quanto preconizzi tu.
Infine, tanto per farti capire che la fine del giornalismo online non è così vicina come sembri augurarti, due dati rigorosamente Audiweb sulla giornata di ieri. Repubblica.it ha fatto 8,6 milioni di utenti unici, 93 milioni di pages view e 12,7 milioni di sessioni. Sono numeri che non sbanderiamo perché frutto di una giornata che non avremmo mai voluto vivere, ma, forse, servono a capire quanto il tuo post sia poco informato
Grazie e saluti
Massimo Razzi
Buongiorno Gianluca, devo dire che la forza del terremoto di Amatrice mi ha svegliato, anche se sono molto lontana dall’epicentro. Sapevo che a quell’ora sarebbe stato difficile un approfondimento sui giornali/telegiornali e allora mi sono collegata a Facebook e Twitter per capire.
Evviva i social network.
Ci sono molte polemiche sul fatto che i giornali/tg italiani non hanno una newsroom, ma devo dirti che anni fa c’è stato una fortissimo terremoto sul Lago di Garda (credo 2004) e in quella occasione NESSUNO ha dato la notizia fino al giorno dopo. Forse sono un po’ migliorati i giornali/tg?
Riguardo al Corriere e al fatto che sia arrivato così in ritardo, cmq, sono perfettamente d’accordo. Non ci si può fregiare di essere il più importante quotidiano nazionale e bucare una notizia come questa.
Marina
Piu che la stampa io me la prenderei con l ingv… Possibile che il sito vada sempre in palla per i troppi accessi??? È successo personalmente per il
Terremoto di modena ( ero a bologna) e per quest ultimo ( ero a napoli). Non è possibile che ci si connetta e non si possa sapere wuanto meno epicentro e profonditá… Sono andata su un sito straniero ed ho trovato tutte le
Informazioni prima ancora che rainews e ansa dessero la
Notizia … Intanto il sito ingv era bello che inutile… Cioe assurdo. Uno deve sapere se è meglio scappare , oppure puó rimanere a casa!
Alle 3.22 sul Facebook di Repubblica si dava la notizia…
Condivido ogni parola e lo sgomento della tristezza creata dall’atteggiamento rapace degli addetti. Chiamare pochezza umana l’accaduto è riduttivo. Capitalismo del dolore, arrivismo sensazionalista. Mi vergogno per chi continuava a domanadare a quel pover’uomo del sindaco…’Si, ma lei cosa vede!!?’ mi si è stretto il petto. La sensazione esatta é stata Rabbia da Indecenza.
Se si chiamano quotidiani, ci sarà un motivo, no?
Io vorrei approfondimenti, reportage, indagini… Non avere un twitter più grande…
Perché ospedale e scuole sono crollate, non quando!
Mi chiamo Fra Luca e sono un frate cappuccino. Ho fatto il giornalista per anni e condivido appieno la tua analisi, Giancarlo. La notte del terremoto mi trovavo a Leonessa, vicino a Rieti, insieme ad altri 104 frati. A un certo punto ho twittato su #terremoto: “Corriere della Sera, svegliati!!!!”. Ho trovato e trovo vergognoso che il quotidiano di via Solferino, il Corrierone di cui tutti possono e debbono fidarsi per la sua nobilissima tradizione, non abbia svolto tempestivamente il compito cui è ogni giorno chiamato. Grazie.
Ho scritto Giancarlo, anzichè Gianluca. Cosa vuoi, ormai sono un po’ arrugginito…
Caro signore si tranquillizzi, la stampa professionale in Italia continua ad esserci e ad operare per informare gli italiani con professionalità e tempestività. L’agenzia Ansa ha trasmesso una notizia con priorità B (altissima) alle 3,40 dando notizia del terremoto. Alle 3,58 ha trasmesso una notizia flash (priorità massima) indicando epicentro e magnitudo del sisma. Poi, naturalmente, sono seguite notizie a cascata. L’intero sistema dell’informazione italiana e chiunque guardasse il sito del”agenzia avrebbe saputo in diretta cosa stava accadendo nelle zone colpite dal terremoto.
Saluti, Guido Columba
Caro Gianluca. Se l’effetto era quello di provocare un dibattito serrato, ci sei riuscito. Sul prezzo da pagare in termini di credibilità ed autorevolezza della provocazione, però, non so se ne sia valsa la pena. Almeno stando alle molteplici risposte di “dissonanza” che ti sono arrivate e che io mi sento di sottoscrivere. Semmai la sfida è quella di riuscire a mantenere ben presente il ruolo dell’informazione nella chiaroscurale epoca dei social, cercando con ogni forza di contenere le derive dell’approccio individuale e collettivo.
Ho solo una domanda: l’ansa dopo quanto si è svegliata? Perché io quando voglio cercare notizie affidabili vado lì. Le varie testate hanno dimostrato la loro inefficienza per anni
Ma davvero la credibilità o il significato stesso del giornalismo oggi può essere schiacciato dalla velocità con cui un qualsiasi cittadino manda un whatsapp? Qui stiamo parlando di informazione in un senso diverso dalla semplice conoscenza/condivisione di un fatto. Quella informazione che è a fondamento della democrazia. Quella che approfondisce, contestualizza, investiga rende partecipi, si confronta, controlla. perché sono questi i fattori che rendono non solo credibile ma socialmente utile per la democrazia il giornalismo. Questo giornalismo non è morto. Non può morire.
Stampa, giornalismo, comunicazione. Condivido i l pensiero di nicoletta. Esistono modi e modalità differenti di fare giornalismo e / o di comunicare dei fatti. Comunicare con è una gara a chi lo fa prima ma anche a chi lo fa meglio, lo fa con criterio e diligenza