“Mi chiamo Massimo Zanardi, ho 21 anni, sono alto m 1,81 e peso circa sessantotto chili.
Mia madre è vedova e ho una sorella più piccola di me di cinque anni. C’è uno zio, fratello di mia madre, che provvede a noi. E’ proprietario di una concessionaria Alfa Romeo, ed è scapolo. Io gli sono piuttosto affezionato. Fu lui a regalarmi la golf decappottabile nera che ho fatto fuori l’anno scorso. Da allora giro a piedi. Non sono un mangione così come non ho vizi particolari, fumo una decina di sigarette al giorno e quasi mai di mattina. Mi drogo quando capita con quello che c’è.
Questo, diciamo, nella normalità che capita ogni tot come un fatto eccezionale.
Siccome non ho alcun rispetto del mio corpo e godo di una salute di ferro (mai una epatite!), trascorro la maggior parte del tempo a stravolgermi sicchè se un giorno bevo una intera boccia di Bacardi, la notte può capitare che fumi sessanta sigarette, così come non ho orari nel mangiare, e a pensarci bene effettivamente mangio solo una volta ogni due giorni, di notte, a casa mia o di altri, la testa infilata nel frigo a ingollare cose gelate, del resto non ho gusti difficili, anche se amo molto la trippa in scatola. Ah, ed anche il chektup, il miso, si, e il succo di pomodoro.
Ci sono periodi in cui vado in palestra, e allora mangio molta carne, ciamburgher, soprattutto; da tre anni seguo un corso estivo di kendo, e poi durante l’inverno faccio qualche combattimento, e devo dire che me la cavo. Il kendo è una cosa a metà, ci credo e non ci credo, così come mi rendo conto che il nostro maestro non è che un fissato. Col kendo va la verdura, si dice.”
“Zanna” per gli amici, nasce nel 1980 sulle pagine di Frigidarie dalla fantasia di Andrea Pazienza di cui ricorre quest’anno il ventennale della morte.
Per qualcuno forse non rappresenterà niente ma io, per dire, sui racconti di Zanardi mi ci sono innamorata per la prima volta sarà perchè Giorgio, dal famoso test per sapere se sei un giovane di tendenza pubblicato su un numero della rivista, né usci con il massimo del punteggio.
Domenica un bell’articolo su Queer l’inserto domenicale di Liberazione e soprattutto una telefonata chiarificatrice con lo storico ex “ho barato” mi ha confessato dopo oltre vent’anni.
Ma l’amicizia resta. Lo avrebbe detto anche Zanna.
Zanna per gli amici
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“Esistono persone al mondo, poche per fortuna,
che credono di poter barattare una intera via crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi,
e miliardi di parole d’amore … e forse purtroppo non sono così poche che magari quella mano te la porgono melliflua e distratta che pronunciano parole già dette e solo per “dare aria ai polmoni”, che ti sommergono di citazioni stanche e trite e poi si addormentano sulla loro sdraietta ben sistemata in posizione vip, nello stabilimento balneare dove si trascinano da vent’anni…” (Andrea Pazienza)
ma perchè i grandi, i migliori, quelli che in qualche modo servono a tutti per migliorare un po’ sono quelli che muoiono prima, sempre?
Piti, perchè i grandi non restano mai abbastanza a lungo in hompage, c’è sempre qualcuno che li spinge verso il basso.
Vorrei ricordare anche Stefano Tamburini. Ma pure i vivi, Scozzari, Liberatore e Mattioli.
viss, la definirei come la concezione peristaltica della grandezza
forse muoiono prima perchè si sono fatti l’impossibile. credete che “Zanna” sarebbe ancora vivo con il suo stile di vita?
Andrea Pazienza poi non è che fosse sto gran genio.
Un buon fumettaro, ma come al solito chi va via troppo presto viene beatificato.
E già ora tutti a celebrarlo, genio qui, genio là, ma quanto ci manca (celebrazioni di cui Pazienza per primo avrebbe avuto orrore). Peccato che gli stessi ipocriti che oggi lo piangono dalle pagine di tanti quotidiani negli anni ’70 scrivevano su di lui cose ben diverse, sia per il suo stile di vita sia per il contenuto delle sue tavole (da debosciato a pornografo, ce n’era per tutti i gusti), sia per la sua irriducibilità a qualsiasi schema.
Ancora più ipocrita è che Liberazione scriva “ma quella storia non c’è più”, dato che sono stati loro, gli ex PCI, gli ex stalinisti gli ex tutto che oggi rinnegano il loro passato, a contribuire alla cancellazione di quella storia. E di tutte le spinte creative e antagoniste che portava con sè. Falsi, ipocriti e falsi ipocriti.
Per fortuna che Andrea ovunque sia ora non potrà leggere queste fesserie postume.
Mah Francesca, direi che tra tutti coloro che hanno rinnegato il loro passato forse proprio quelli di Liberazione son quelli che non hanno rinnegato mai niente a costo, talvolta, di apparire anacronistici.
peppe… ma vaf…..
Ah Viscontessa ma a quale pagina c’è il bell’articolo su Pazienza?
nell’inserto Queer, segui i link
Ma sul cartaceo non c’è niente, oppure il caldo mi ha rincoglionito completamente?
il post è della settimana scorsa:-)
No aspè, 17 giugno quindi dovrebbe essere su questo numero di domenica 22 giugno! Dannati comunisti…mi hanno illuso ancora una volta…
No, era proprio sul numero del 17 giugno:-)